IN HOC SIGNO

realizzato per la Mostra Gratis (Brescia, 2009)
installazione multimediale: manufatti lignei di Eugenio Guarneri; 10 stampe su forex 20x100 cm, 1 stampa su forex 180x100 cm; un video di 4'.

prodotto da WARINHARI - di Emiliano Guarneri


 

documentazione installazione

 

MOSTRA GRATIS

L’Ufficio oratori e pastorale giovanile della Diocesi di Brescia organizza, per la seconda volta, una mostra d’arte contemporanea , realizzata dai giovani che hanno vinto le edizioni del concorso Punto.Art. La cosa è già di per sé degna di nota, perché aggiunge un tassello alla volontà di costruire nel tempo un appuntamento ciclico e qualificato che dia spazio reale ai giovani artisti. La qualità della riuscita sarà giudicata da chi avrà la bontà di visitare la mostra. Rispetto però alla prima edizione (Mostra In polvere, ospitata a Palazzo Martinengo nell’autunno 2007), c’è da segnalare una duplice novità: una riguarda il luogo della mostra, e l’altra la tematica. Infatti questa edizione presenta una mostra itinerante, che toccherà tutto il territorio provinciale per poi concludersi con una collettiva presso il Salone del Grande Miglio nel Castello di Brescia. C’è quindi la volontà di portare l’arte giovane ancora di più vicino alla gente. Ma la vera novità consiste nella tematica affrontata: il lavoro. Il titolo della mostra, Gratis, è una provocazione che racchiude in sé lo spirito dell’accostare l’arte al mondo lavorativo.Gratis dice infatti l’atteggiamento, quasi sbarazzino, con cui questi giovani artisti inseriscono nei luoghi lavorativi le loro opere d’arte: sono messe lì gratuitamente, come se non c’entrassero nulla con quello che abitualmente si compie in quel luogo. Vorremmo quasi contaminare il complesso mondo del lavoro e vedere cosa significhi oggi inserire dentro di esso un linguaggio diverso. Non è detto che l’operazione sia per forza pacifica, ma ciò che interessa ai giovani artisti è sentire la voce di coloro che ogni giorno si recano in quel luogo lavorativo.Gratis dice però anche qualcosa del mondo del lavoro. La provocazione è presto detta: molti lavoratori hanno quasi la sensazione di lavorare per niente, appunto gratis. Sia per situazioni economiche che non sempre lasciano ben sperare per il futuro, sia per l’inconsistenza attuale di significato che il lavorare porta con sé: c’è una grossa difficoltà, legata particolarmente al mondo giovanile, di sentire il proprio lavoro come parte di sé, come realizzazione di se stessi, a discapito di una interpretazione del fatto lavorativo semplicemente come possibilità remunerativa.Gratis, quindi, senza troppe pretese ma con questa duplice volontà di parlare d’arte e di parlare di lavoro, viaggerà per un certo periodo in alcuni luoghi lavorativi della provincia, e ricomporrà se stessa in Castello a Brescia, ricca delle sottolineature e delle impressioni che avrà raccolto lungo il suo cammino. Ecco perché lo stesso catalogo della mostra verrà redatto soltanto al termine di questo itinerario, raccogliendo non solo le opere esposte ma anche le sollecitazioni di chi le ha viste.La sfida, antica, dell’arte che parli ai mondi vitali ha bisogno oggi di contesti nuovi, come quelli lavorativi, che non sono più solo le fabbriche o gli uffici, ma anche gli aeroporti, i centri commerciali, le scuole che preparano alle carriere lavorative, gli studi dei professionisti. E il lavoro (soprattutto quello dei giovani) ha bisogno di simpatia: di opportunità di far parlare di sé non solo per le problematiche connesse, ma per la capacità di essere, anche oggi, punto di riferimento per la vita.Ci proviamo. Gratis, naturalmente.

Marco Mori

 

IN HOC SIGNO

 

Grazie alla felice intuizione di due curatori del Punto.art, Simone e Fabio, la sede presso Edolo non poteva che essere la più gradita, ritenendomi un camuno d'adozione, dato che fin dall'infanzia quella zona rappresenta un refugium peccatorum dei miei inverni e della mie estati. Il primo battesimo col video sono stati proprio dei corti girati da quelle parti, nel mio amato Canè (dove ho anche realizzato le riprese del progetto no-profit di THE UFO), e così installare un video che avesse a che fare coi camuni l'ho trovato molto interessante.
L'installazione, come richiedeva la Mostra Gartis, è stata pensata per una prima collocazione presso lo studio dell'architetto Bianchi di Edolo, a pochi chilometri di distanza da Capo di Ponte, luoghi suggestivi sia per l'ambiente lavorativo che per la storicità del posto, così il risultato è stata un'astratta e virtuale rappresentazione di concetti che uniscono l'idea di segno e di costruzione, all'idea di traduzione di una opera dalla fantasia alla realtà, con un forte riferimento al valore simbolico ed archeologico della Valle Camonica, ma anche ad un personale excursus concettuale legato all'idea di opera virtuale, affrontato nei miei precedenti lavori.
Gli elementi che vanno a comporre l'installazione si riferiscono alle palafitte, ai manufatti lignei e ai segni dei primi camuni, ma anche all'idea dell'uomo che lascia la sua impronta indelebile sulla natura, come già era stato accennato in "Kaleidos Scopos" (2007), riprendendo il concetto della virtualità della rappresentazione, questo sopratutto nella parte legata alle stampe su forex, che nel ricoprire di texture naturale le gabbie degli oggetti tridimensionali, più chiaramente esemplifica quel processo di mimesi già affrontato in precedenza nell' "Arcimboldo virtuale" (2004); ed ancora una volta ritorna il senso della volontà di vittoria dell'uomo sul tempo, come già era nel finale di "Coram deo" (2008), con Maria accarezzata da un manto luminoso, a rappresentare quell'umanità che l'avrebbe innalzata sopra ogni altra creatura, togliendola per sempre dall'oblio della morte.
In questo senso IN HOC SIGNO rappresenta una ideale prosecuzione dei "lavori virtuali" precedenti, il resto, quel che il video e le immagini di questa installazione suggeriranno allo spettatore, dovrà essere solo il frutto delle loro personali suggestioni, così come avviene di fronte alle incisioni rupestri o alle venature del legno, che qui si mescolano in un gioco di rimandi ora espliciti ora evocativi, a significare che nella natura l'uomo trova costantemente la sua fonte di ispirazione anche quando l'astrae e la rimodella in forme nuove.


Emiliano Guarneri